- O chi è Cencio?!
- Siiii vieni "cencio"...quello si dà 'n terra o si mangia a carnevale...Cèncio con la "e" aperta. Innocenzo, detto Cèncio, è quello che ha levato la paura da Cascina.
- Davvero?! O raccontami un popò la storia.
- Dunque...siamo nell’artro seolo, uno strano figuro appariva a buio e coperto da un mantellone, un cappello e le 'atene...e tonava osì: “Uh uh, sono l'anima di Gabriellone...sono l'anima der povero Gabriellone!!”. Pensa un po' com'erano buie fonde le serate e le strade, e da qui dietro e un ci passava più nessuno a buio.
- Qui dietro dove?
- Da via Garibaldi a via Palestro...lì sotto 'r capanile...e tutte le notti la stessa storia. Alla fine Cèncio un ne poteva più e una sera, più buia dell’artre, si mise aspettallo. Appena apparì Gabriellone e cominciò la solita sorfa, n'arrivò dar di dietro e questo ni disse "sono l'anima di Gabriellone" e quellartro li rispose "E io sono Cèncio di Passerone!"...e giù botte! Lo 'ardò così sodo che lo mandò all'ospedale per quarche mese. E, lo sai, 'e un ci venne mi'a più, e così la gente ritornò a cammina' anco ar buio. Eppoi la voi sape' la 'ombinazione? Di là dove cè la 'ucina c’era la bottega di Cèncio der Giffoni!